di Giuseppe Lauricella
Ora il testo uscito dalla commissione cultura della Camera migliora nelle parti “discusse” l’originaria impostazione del ddl del governo. Il preside non sarà più l’unico a decidere: il piano triennale; la scelta dei docenti (che si potranno anche proporre al preside); l’organizzazione e l’offerta formativa, che saranno frutto degli organi collegiali della singola scuola.
Saranno assunti 100.000 nuovi insegnanti. Anche gli idonei del concorso 2012 verranno assunti. Il resto andrà a concorso. È evidente che l’autonomia scolastica affievolirà il ruolo del sindacato ed è, probabilmente, per questo che si fomentano gli attacchi al governo.
Gli studenti, i genitori avranno un ruolo attivo nelle scelte. Verrà previsto un serio lavoro di verifica, con ispettori “terzi”, sia del piano triennale, sia del lavoro dei presidi che dei docenti. Un modello che imporrà ai presidi per primi di dotarsi di personale docente di qualità, evitando favoritismi non “convenienti”, pena la propria responsabilità.
La scuola viene proiettata verso la competitività e l’efficienza, anche guardando al confronto e all’esperienza all’estero degli studenti, nonché al collegamento scuola-lavoro.
Insomma, credo che la via che oggi si sta intraprendendo, soprattutto dopo il prodotto del lavoro fatto in commissione, offra buoni motivi per ritenere che la riforma possa portare ad un salto di qualità.
Matteo Renzi ed il Partito Democratico possono ritenersi soddisfatti. Ma credo lo possano essere anche coloro (per primi gli insegnanti seri) che vogliono una scuola seria e competitiva, capace di offrire le basi culturali per i nostri ragazzi che saranno i dirigenti del futuro.
Da domani saremo in aula per approvare la legge.
Dopo la scuola, però, dovremmo ripensare il modello università, che dopo tutte le passate riforme (di sinistra e di destra) è andata molto indietro.