di Antonio Malafarina
Il caso Agrigento, prima con Alessi e poi con Zambuto, è indice dell’incoerenza politica del PD, partito di maggioranza relativa, ma anche del Megafono.
Si avvertono la mancanza di un progetto trasparente e le contraddizioni di una leadership della politica che sia in grado di assumere decisioni per un vero e profondo cambiamento della Sicilia.
Il Megafono deve ritrovare se stesso e lo spirito con cui era nato, attuando quella progettualità e quelle riforme che sin oggi — tra ritardi e ripensamenti — sembrano confinate nel limbo delle buone intenzioni e stanno pian piano sconfessando tutta la politica siciliana, dove i principali attori pensano a incomprensibili alchimie politiche per poi smentirle, disorientando e deludendo i propri sostenitori.
Si mettano in calendario la legge sulla sburocratizzazione e la semplificazione legislativa, il piano rifiuti, il piano per il turismo, il piano per i trasporti, l’avvio delle opere pubbliche ferme per intoppi burocratici, con un decreto salva Sicilia e quelle riforme strutturali della burocrazia regionale che siano in grado di modernizzare la Sicilia. Non ci sono decaloghi da dettare, ma la necessità di assumere il forte e coerente impegno per realizzare riforme indispensabili in tempi certi.